Titolo del Progetto: Co-Housing, Co-Working, Co-Living
Misura: Progetti di Innovazione Sociale per il Terzo Settore – We.Ca.Re FSE2
Ente Finanziatore: Regione Piemonte
Responsabile del progetto: Alice nello specchio s.c.s
Referente operativo: La Contrada s.c.s
Territorio di realizzazione: Città Metropolitana di Torino
Durata del progetto: 24 mesi – da Luglio 2019 a Giugno 2021
CUP: J11E18000110006

Descrizione delle attività del progetto realizzate

Rifacendosi al titolo dell’intervento, sono state realizzate 3 macro-attività:

1) Co-Housing
Avvio del Social Housing Contrada San Pietro, inserimento degli abitanti e promozione di una cultura dell’abitare sostenibile e condiviso, anche attraverso le esperienze di ospitalità etero-familiare, in particolare lo IESA: Inserimento Etero-familiare Supportato di Adulti sofferenti di disagio psichico;

2) Co-Working
Perseguendo l’interesse della comunità all’integrazione sociale dei cittadini, sono stati realizzati servizi educativi e formativi in ambito professionale, orientati a persone socialmente vulnerabili e sono state avviate attività lavorative per favorire l’integrazione nella società di cittadini stranieri presenti sul territorio, reinserimento lavorativo per italiani e stranieri, formazione specifica per l’avvio di attività di impresa sociale multi–servizi, in particolare nell’ambito della sartoria sociale e ciclofficina sociale;

3) Co-Living
L’equipe di progetto ha promosso (attraverso incontri di presentazione in presenza e online e grazie ad una campagna di sensibilizzazione rivolta alla comunità del territorio) lo sviluppo di un’attività di aggregazione ed inclusione nella rete territoriale, incentivando la formazione di un gruppo di condivisione formato da ospiti dell’Housing, cittadini e referenti dei Servizi o operatori del settore. Questa iniziativa ha dato avvio ad un gruppo CAF – Comunità Auto-Finanziata.

Destinatari

Destinatari diretti

Persone con disabilità intellettiva o fisico-motoria, adolescenti e giovani adulti con difficoltà nell’intraprendere percorsi di emancipazione, nuclei familiari con minori in situazione di fragilità, mamme sole, uomini e donne separati, disoccupati, altri soggetti di qualsiasi nazionalità e cultura in situazione di svantaggio.

Destinatari indiretti

Cittadini del territorio, familiari dei soggetti coinvolti, Enti pubblici e aziende del territorio, realtà del Terzo Settore.

In particolare, sono stati realizzati numerosi incontri e colloqui con enti e associazioni del territorio per la presentazione e co-progettazione dell’intervento, in particolare con i referenti: del CSSAC per la segnalazione dei beneficiari abitanti dell’housing e per il coordinamento con i Servizi Sociali dell’area; del Comune di Chieri e del centro di aggregazione Area Caselli per la divulgazione delle attività progettuali; della Divisione dei Servizi Sociali della città di Torino e dell’ASL.TO5 per la condivisione della metodologia di intervento e, specificatamente, delle pratiche legate all’ospitalità etero-familiare supportata.
Inoltre, è stata implementata una campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini di Chieri e Comuni limitrofi attraverso la divulgazione delle attività di progetto e la promozione della partecipazione attiva della comunità ovvero realizzando eventi di incontro con i cittadini e divulgazione di materiale promozionale, in particolare tramite spot radiofonici.

Obiettivi e Risultati

Partendo dal concetto di “comunità diffusa”, rappresentata da famiglie ospiti e realtà territoriali di appoggio a progetti di ospitalità e di sviluppo di attività e laboratori ricreativi e terapeutici, l’intervento propone azioni di sostegno a persone in condizioni di fragilità economica e psicologica.

Perseguendo l’interesse della comunità all’integrazione sociale dei cittadini, l’obiettivo corrisponde alla gestione di servizi educativi e formativi in ambito professionale, orientati a persone socialmente vulnerabili.

Nello specifico, l’azione ha portato ai seguenti risultati:

  • Social Housing Contrada San Pietro accresce il valore del territorio in termini di proposte, iniziative ed occasioni di conoscenza tra cittadini
  • Promozione di una cultura dell’abitare sostenibile e condiviso, anche attraverso le esperienze di ospitalità etero-familiare, incrementata da una rete di sostegno e accompagnamento nel quotidiano
  • Avvio di attività lavorative che favoriranno l’integrazione nella società di cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale; reinserimento lavorativo per italiani e stranieri; formazione specifica per l’avvio di attività di impresa sociale multi – servizi
  • Utilizzo di sistemi informatici innovativi per la condivisione e la gestione di informazioni utili ad operatori e beneficiari

Impatto sociale

La “Comunità diffusa” diviene laboratorio di competenze e abilità sociali volte all’emancipazione, dove il confronto con l’altro è continua occasione di sviluppo personale, al di fuori di situazioni istituzionalizzanti o stigmatizzanti.

L’intervento riprende le idee “basagliane” restituendo alla parola comunità il suo significato etimologico legato alla condivisione di spazi e beni.

L’integrazione all’interno di una rete costruita dentro il tessuto sociale si basa sul complesso sistema di relazioni su cui si centrano i percorsi riabilitativi previsti dal progetto; lavorando immersi all’interno del territorio e in sinergia con gli enti locali, si crea e si vive la vera comunità diffusa.

Riappropriarsi del diritto di cittadinanza per una persona sofferente di disturbi psichici o fisici passa anche attraverso il recupero di relazioni sociali soddisfacenti.

L’intervento ha permesso di diffondere l’Ospitalità Supportata ed Etero-familiare come strumento abilitativo atto anche a contrastare la vulnerabilità attraverso il consolidamento di un legame sociale.

In caso di ospiti seguiti dall’ASL per specifici percorsi, l’ospitalità acquista valenza riabilitativa (non necessariamente residenziale) attraverso il case management da parte di operatori specificamente formati. L’uso dell’ospitalità etero-familiare come strumento terapeutico-riabilitativo può essere alternativa alla residenzialità in strutture terapeutiche oltre che strumento di reintegrazione sociale.

Comunità auto-Finanziata

Dal singolo alla comunità: l’inclusione finanziaria come strumento di riabilitazione psicosociale

La Comunità auto-Finanziata (CaF) rappresenta un’esperienza che permette di apprendere facendo.

Nella CaF affrontiamo gli aspetti contabili del denaro, ma anche quelli relazionali, sociali e culturali, prendendo coscienza dei funzionamenti della nostra economia personale, familiare e psichica.

Essa riprende la grande tradizione italiana delle società di mutuo soccorso.

Attraverso la CAF si impara o re-impara a risparmiare, limitare le spese, dosare gli investimenti, chiedere prestiti, restituire i prestiti, dare e ricevere fiducia, relazionarsi come singoli e famiglie all’interno di una economia cooperativa che crea rete sociale.

Le CaF rappresentano dunque uno strumento adatto allo sviluppo dei singoli, delle famiglie e del legame sociale attraverso l’educazione alla gestione del denaro ed al risparmio. La condivisione di una cassa comune permette un accesso rapido ed incisivo al contraltare psichico, sociale e relazionale dell’economia, consentendo di lavorare in maniera pratica sui principi che la regolano.

Le CaF sono costituite da gruppi di persone che si riuniscono periodicamente e, attraverso percorsi formativi e metodologici definiti, si impegnano liberamente a risparmiare piccole somme di denaro, utilizzate poi per finanziare le necessità dei singoli membri del gruppo oppure per finanziare progetti comunitari.

Il gruppo viene condotto tramite il coinvolgimento attivo e cooperativo dei partecipanti, gradualmente formati all’autogestione finanziaria ed alla contabilità della cassa comune.

Le CaF possono essere rappresentate da gruppi eterogenei relativamente agli aspetti economici, psico-sociali e culturali, al di là dello stigma.

Le caratteristiche salienti di un gruppo CaF sono l’autodeterminazione delle regole, la turnazione dei ruoli, il passaggio di competenze, il setting stabile e definito.

Prima che ciascuno versi nella cassa comune quel che desidera dei propri risparmi settimanali ed il denaro cominci ad essere contabilizzato, i partecipanti decidono il nome della loro CaF e ne dettano le regole di funzionamento. Queste regole vengono prodotte in modo democratico e partecipativo garantendo così la responsabilizzazione di ogni individuo rispetto agli altri.

Dopo un certo numero di incontri, le persone all’interno del gruppo si avvicendano nei diversi ruoli, affinché tutti siano attivi e sperimentino nuove competenze.

Il denaro, risparmiato e contabilizzato, viene infine custodito in una cassa comune che prevede la presenza di 3 chiavi distinte, tenute da tre differenti membri.

Alla fine del periodo prestabilito, ciascuno riprende i propri risparmi. La circolazione di questo denaro ha creato nel frattempo una microeconomia di gruppo e con essa nuovi funzionamenti individuali e sociali.

I partecipanti imparano a prender coscienza delle proprie spese personali, cominciano a dosare gli investimenti, talvolta chiedono prestiti alla cassa comune in proporzione al denaro versato ed in momenti successivi li restituiscono, ricevono e danno fiducia.

Attraverso questo scambio si rinforza progressivamente il senso di identità individuale e di gruppo.

Il progetto delle CaF nasce con la finalità di sostenere la gestione finanziaria individuale, favorire una maggiore autostima ed aiutare l’inclusione sociale.

Ecco alcuni effetti  sperimentati sul campo:

-maggiore capacità di gestire il denaro e dunque crescente autonomia economico-finanziaria

-rafforzamento dell’autostima e dello sviluppo personale

-consolidamento della rete sociale

-sviluppo di fiducia ed affidabilità all’interno di un gruppo di pari

-protezione verso l’usura, alla quale sono più esposti coloro che non hanno competenze finanziarie

-attivazione di percorsi condivisi di micro-imprenditorialità

In altri termini, l’alfabetizzazione finanziaria rappresentata dai gruppi CAF potenzia le capacità e definisce l’assunzione di precisi ruoli e conseguenti responsabilità, conducendo a prendersi cura dell’altro in maniera mutuale e facilitando una maggiore integrazione in contesti non stigmatizzanti.

Il miglioramento delle condizioni di vita dei partecipanti al percorso, mediata dall’acquisizione di maggiore consapevolezza finanziaria e relazionale, impatta sulla comunità attraverso la ricaduta sui singoli nuclei familiari e su altri beneficiari indiretti dell’empowerment  individuale.

La facile replicazione del modello comporta l’ampliamento della ricaduta con la moltiplicazione dei gruppi CAF che divengono gradualmente autonomi e l’eventuale sviluppo di collaborazioni e attività di microimprenditoria comunitaria o individuale.

Di seguito un video ed un articolo di approfondimento

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Dal singolo alla comunità: l’inclusione finanziaria come strumento di riabilitazione psicosociale nell’esperienza di CaF Futuro